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Un po' di tempo con Brunello Di Nardo l'autore del "Caso Damasco"

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Quando si scrive un libro si parte da una idea che può provenire dal proprio vissuto o da un evento che ha coinvolto la persona che per questo si pone davanti il computer e inizia a scrivere.

Brunello Di Nardo, pur non definendosi uno scrittore(eppure ha già scritto e pubblicato diversi romanzi) ha metabolizzato quella serie di eventi che sono assunti alla ribalta nazionale come “Caso Damasco”.

Attenzione, Brunello non ha voluto creare un reportage degli eventi, questo è compito del giornalista, e né ha puntato il dito accusatore su delle persone, lo deve fare il magistrato, ma ha fatto una disamina dell'animo umano a seguito di un evento che ha segnato la città, compito di ognuno di noi. Sono andato a cercarlo, per consentirgli di presentare meglio i concetti espressi nel libro, così come sono solito nelle mie ultime interviste, gli ho dato il solito appuntamento da Adelio, un modo per conoscere meglio un autore e passare un paio d'ore tra amici.

Paolo De Bonis: Innanzi tutto le presentazioni, Brunello, oltre che lo scrittore, cosa fai nella vita?
Brunello Di Nardo: Sono contabile, lavoro preso un studio associato di commercialista, sposato, vivo una vita normale, senza alcuna pretesa artistica.

P. Tranne quando scrivi.
B: Sì, ho questo pallino della scrittura, ho scritto un paio di romanzi, ma rimane una semplice passione, non posso definirmi propriamente uno scrittore, al più un cultore della scrittura.

P: Però con questo ultimo libro hai avuto il coraggio di parlare di un tema che a Fondi è quasi tabù.
B: Ho voluto parlare di un aspetto della malavita organizzata che non è quella di Gomorra, dove le sparatorie sono all'ordine del giorno, ma di come essa sia entrata dentro al nostro vissuto, al punto che sembra quasi normale e connaturato, e corrompe le persone, le trascina passo dopo passo a parlare e pensare come la pensano loro.
Questo è il dramma di Dante, che da guida politica e morale nel suo ruolo di docente che invita i suoi discepoli all'agone politico, scopre che proprio i suoi prediletti sono coinvolti in questo meccanismo perverso, è il fallimento della sua missione sociale, e anche della sua missione familiare, i suoi figli sono distanti, persi, in particolare il suo figlio maschio è direttamente coinvolto nel meccanismo e da esso schiacciato.

P: Un disastro, quindi.
B: Certo, al cedimento della tensione morale segue una condiscendenza con la criminalità, e questo non viene contrastata dagli operatori culturali, anzi questi vengono attirati in qualche modo da essa, e vengono remunerati per la loro remissività portandoli a capo di eventi culturali.
La cultura non diviene più luogo di discussione, ma si riduce a sagre paesane, vi è una vera e propria latitanza degli intellettuali, che si riducono a un ricordare i fasti pregressi, quasi una operazione di antiquariato.

P: Una accusa forte, possibile che non vedi alcuna novità?
B: No, ultimamente ci sono a Fondi un gruppo di ragazzi che vedo con simpatia per il loro modo di proporsi e di fare cultura, in maniera innovativa pur rimanendo radicati nella realtà locale. D'altronde non è questo il mio ruolo, io sono un contabile, non un operatore culturale.

P: Come intendi il ruolo dell'operatore culturale?
B: L'operatore culturale deve portare discussione, non accettare i facili osanna, capace di volare alto e di portare anche delle critiche, purché costruttive.

P: Cosa ti aspetti dal libro?
B: Le reazioni possono essere due, o la totale indifferenza o la critica feroce. Inutile dire che delle due spero la seconda.

P: E non l'approvazione?
B: La ritengo difficile, ma soprattutto imbarazzante. Cercare l'approvazione del pubblico diventa limitante.  Vorrei dire un'ultima cosa: ritengo che il fatto che il tema di Damasco non è stato elaborato da nessuno degli operatori culturali di Fondi sia grave, nessuno si è sentito adeguato o ha voluto comunque parlarne, pur essendo una cosa grave avvenuta in città.

P: Ti ritieni una persona d'avanguardia dunque?
B: No(sorride), sono un semplice contabile, sono altri che devo avere questo compito, purtroppo noto una quasi paura di scrivere raccontare, cercare nuovi filoni, spero che le nuove leve siano più coraggiose.

Salutiamo Brunello, e lo aspettiamo alla prossima fatica letteraria.

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