Il 28 aprile 2001 a Fondi all’interno del Palazzo Caetani, con l’evento “Nove monumenti per la città di Fondi” la Regione Lazio presentò i primi risultati degli interventi di acquisizione e recupero del patrimonio artistico, ambientale e architettonico messi in atto dall’ inizio della legislatura Storace. In quegli anni infatti la Regione Lazio, auspice una fortunata combinazione di azione politica ed amministrativa, ha investito in un’importante opera di recupero e ristrutturazione del patrimonio storico che all’epoca risultava degradato o in mano privata.
I nove monumenti di cui ci si occupò in quella giornata erano a vario titolo luoghi di estrema valenza naturalistica, storica e culturale:
- Palazzo Caetani
- Il Mastio del Castello
- Villa Cantarano ed il suo giardino
- Complesso di San Domenico
- Il monastero di San Magno
- Il laghetto di Settecannelle e la Mola della Corte
- La chiesa di San Giovanni Gerosolomitano
- La C.D. Tomba di Gavio Nauta
- La Via Appia Antica tra Fondi e Itri
Dal 2001 ad oggi la città di Fondi ha avuto modo di recuperare questi monumenti e molti altri spazi pubblici dedicati alla cultura e che ad oggi sono simboli della città a livello regionale e nazionale e che rivestono il ruolo di volano per tutto il comparto turistico cittadino.
Solo 25 anni fa il Monastero di San Magno era solo un rudere cadente, facile preda della speculazione edilizia, lo stesso vale per il complesso di San Domenico, destinato a deperire nell’incuria dell’ASL causa spostamento dell’Ospedale civile nella nuova struttura.
Proprio nel 2001 iniziò l’opera di recupero del Palazzo Caetani, che ad inizio ‘900 era stato venduto a pezzi a causa dei debiti della Famiglia Di Sangro (ultimi principi di Fondi) e dopo il secondo dopoguerra era diventato un anonimo palazzo di appartamenti ed uffici privati.
Chi entra oggi nel Palazzo non potrebbe mai immaginare che dove oggi vengono svolti convegni e concerti, fino a 25 anni fa c’era il fatiscente terrazzo di una casa e che le sale che hanno visto la storia della città fossero destinate all’uso privato. Fortunatamente ci sono ancora svariate foto e molti atti notarili (più di 10) a testimoniare l’immane sforzo amministrativo, politico e tecnico per riportare quella struttura al suo antico fasto.
La Regione Lazio ha investito per 25 anni nel patrimonio della Città tant’è che ad oggi l’80-90 % del Palazzo Caetani è di proprietà pubblica ed inalienabile e sull’intera struttura insiste un vincolo monumentale… O almeno fino a qualche giorno fa.
Infatti, il 21 marzo 2024 con la Delibera n. 170 la Giunta Regionale, nel silenzio generale ha deciso di rendere alcune parti al momento inutilizzate del Palazzo Caetani, “ALIENABILI” e quindi potranno essere vendute a privati a prezzi concorrenziali nonostante il vincolo vigente sulla struttura.
Questo accade in una città che ha un tessuto culturale vivo e dinamico e che conta numerose tra associazioni e cooperative del settore artistico, culturale ed ambientale, ma che allo stesso tempo vive nella costante carenza di strutture e spazi idonei ad ospitare tali istanze culturali in modo continuativo.
Come Associazione ci chiediamo e chiediamo alle istituzioni locali e regionali, sperando di avviare una riflessione nella cittadinanza, se sia giusto avviare un’operazione di alienazione di un Bene pubblico, per di più storico, senza prima individuare una soluzione che permetta di utilizzare il Bene a fini di pubblica utilità mantenendone la proprietà Regionale, soprattutto se la stessa Giunta Regionale, in precedenti deliberazioni, ha più volte presentato la volontà di redigere un progetto organico di utilizzazione delle proprietà regionali in accordo con il Comune e gli Enti Parco del territorio senza mai avviare interlocuzioni in tal senso.
Nella nostra città abbiamo la necessità di spazi idonei per ospitare la collezione del museo civico, di una casa della cultura, di nuovi spazi espositivi per le mostre temporanee, di un’implementazione della presenza del Conservatorio di musica come polo di alta formazione artistica, di un museo delle Aree Protette ma l’ente regionale non trova negli spazi in questione nessuna utilità se non quella di fare cassa ai danni del patrimonio di una città importante come Fondi.
Allo stesso tempo siamo consci anche che la presenza di attività economiche nel Palazzo Caetani rappresenti un valore aggiunto ai fini turistici ma restiamo della convinzione che tale presenza sia utile e proficua solo in un quadro di proprietà pubblica della struttura che faccia da bilancia tra interesse collettivo ed interesse privato.
Inoltre, questa azione apre la possibilità che ciò possa avvenire anche per altri Beni di proprietà regionale…potremmo trovarci tra qualche anno a dover commentare la vendita all’asta anche del Mastio del Castello o del complesso di San Domenico? Perché risulta così semplice spostare un bene vincolato dai beni inalienabili a quelli alienabili? Il rischio è che venga vanificato tutto il lavoro svolto da politici e amministratori dal 2001 ad oggi.
A nostro avviso è necessario che le associazioni e i cittadini che hanno a cuore i monumenti della città, memoria viva della nostra storia, si adoperino congiuntamente per chiedere alla Regione Lazio la revoca della delibera di Giunta Regionale n.170 del 21 marzo 2024