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Sperlonga Cambia: «Chi gestisce il nostro porto?»

Società sempre più piccole portano fino a due uffici abbandonati nella periferia di Londra

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Un ufficio anonimo nella periferia orientale di Londra, in uno dei quartieri più poveri e con il più alto tasso di disoccupazione della capitale inglese. Qui hanno sede le due società, la “Lta London Investments ltd” e l’”Akros Investments ltd” che, attraverso un complesso meccanismo di partecipazioni azionarie, sono titolari della quota maggioritaria della “Marina di Sperlonga Srl”, una dei principali azionisti della “Porto di Sperlonga Srl”, società che gestisce l’approdo turistico del nostro paese.

Il Comune, tuttora titolare di una quota pari al 5% della “Porto di Sperlonga srl”, risulta essere indirettamente in affari con due società inglesi di cui non si conoscono gli effettivi titolari.

L’ufficio, la sede, la posizione e il regime fiscale inglese sollevano molti interrogativi sulle società in questione, ma quello a nostro avviso più rilevante è il seguente: chi si cela dietro lo schermo protettivo di quel piccolo ufficio di periferia, sotto il grigio cielo di Londra?

Stante l’interesse pubblico a che l’affidamento in concessione di un bene appartenente alla collettività avvenga in regime di massima trasparenza, nella giornata di ieri abbiamo presentato un’interrogazione al sindaco Cusani, chiedendo per quale motivo, pur avendo deliberato già nel 2013 la vendita della quota azionaria detenuta dal Comune nella società che gestisce il porto, l’amministrazione comunale risulti esserne ancora titolare.

Inoltre, trattandosi di soggetti che, a diversi livelli, hanno deciso di investire nel settore turistico del nostro paese diventando partner economici del Comune di Sperlonga, riteniamo opportuno, se non necessario, conoscerne l’identità. Se tra gli azionisti della società che gestisce il porto ci sono professionisti legati all’amministrazione comunale, il sindaco Cusani e la sua maggioranza dovranno risponderne all’intera cittadinanza di Sperlonga.

Dubbi e interrogativi di questo tipo sorgono inevitabilmente quando la trasparenza, che dovrebbe rappresentare un principio irrinunciabile dell’azione amministrativa, non è più la regola ma l’eccezione. E questo è ciò che accade con la gestione privata del porto di Sperlonga, che dovrebbe rappresentare un volano per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese, dalla quale però i cittadini non traggono molti vantaggi.

La vicenda del porto ricorda molte altre storie già viste nel nostro paese, nelle quali un bene della comunità sperlongana viene dato in gestione a persone amiche che lo sfruttano per trarne vantaggio. Ma questa volta si aggiunge un nuovo tassello: una società inglese con azionisti sconosciuti, o  forse sconosciuti ai più.

La risposta a queste domande è importante perché a partire dagli anni '60 i cittadini di Sperlonga hanno potuto ormeggiare gratuitamente la loro imbarcazione presso il vecchio approdo. Oggi, invece, tanti sperlongani sono stati costretti a rinunciare all'hobby della pesca a causa degli elevati costi per l’ormeggio.

Il nuovo porto di Sperlonga è certamente un’opera moderna e attrezzata, ma occorre tutelare maggiormente i cittadini, i quali dovrebbero poter beneficiare di sgravi e politiche incentivanti in grado di venire incontro alle loro esigenze.

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