Sono troppi e in contemporanea gli incendi che stanno devastando in queste settimane il territorio del comune di Monte San Biagio e dei comuni limitrofi. Polmoni verdi bruciano per colpa della mano criminale dell’uomo, mafiosa e non mafiosa, per perseguire i propri sporchi interessi. Come raccontano i dati di ecomafia 2017 di Legambiente la mano degli eco-criminali, dei piromani e delle mafie è purtroppo ancora oggi presente in maniera imponente. Il “Rapporto Ecomafia” evidenzia quanto le mafie svolgono un ruolo determinante nel controllare i rispettivi territori di pertinenza, usando alla bisogna gli incendi per i più disparati motivi criminali. Speculazioni edilizie, appalti per manutenzione e rimboschimenti, assunzioni clientelari del personale forestale (addetto agli spegnimenti e alla manutenzione), guardiani e imposte, estensione delle superfici destinati al pascolo, e ancora per ritorsione nei confronti di chiunque gli sbarra la strada o come mero strumento di ricatto politico. Non sorprende, dunque, come raccontato nel dossier Ecomafia 2017 che nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Calabria, Campania, Sicilia e Lazio) si siano concentrati nell’ultimo anno più del 58% dei roghi.
Per quanto riguarda i grandi incendi Legambiente Lazio ha pubblicato lo scorso 8 agosto 2017 il rapporto “Lazio in fiamme”, realizzato attraverso il sistema digitale Copernicus, capace di captare via satellite tutti gli incendi di ampie dimensioni (oltre i 20 ettari). Il rapporto fa riferimento ai grandi incendi che hanno interessato il Lazio dal 1 gennaio al 7 agosto 2017. Analizzando i numeri complessivi dei grandi incendi e le concentrazioni si nota quanto impattante sia il fenomeno nella provincia di Latina (ed in particolar modo nel comune di Itri) , numeri che Legambiente Lazio ha inviato in forma di esposto alla procura della repubblica, perché siano individuati i colpevoli di tali devastanti atti e della devastazione che ne consegue.
Come ribadito nelle passate indagini “Ecosistema incendi” e “Dossier Incendi” di Legambiente la Legge Quadro 353/2000 è uno strumento fondamentale che può effettivamente contribuire a controllare il numero d’incendi dolosi appiccati sulla spinta di diversi interessi economici criminali.
L’aggiornamento tempestivo annuale del Catasto, come previsto dalla Legge, deve essere una priorità per ogni amministrazione locale, al fine di impedire tutto ciò che è vietato svolgere/realizzare sulle aree dove si sono verificati incendi e quindi applicare con esattezza i vincoli previsti dalla Legge come il divieto di nuove costruzioni per dieci anni e di modifica della destinazione d’uso per 15 anni. Sono vietate, inoltre, per 5 anni attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale (con finanziamenti pubblici) salva autorizzazione del Ministero dell’Ambiente, e per 10 anni attività di pascolo e caccia. Alla violazione di questi divieti conseguono sanzioni, amministrative o penali, a seconda della gravità della trasgressione. Occorre allora rafforzare il sistema dei controlli e degli interventi delle Forze dell’ordine nei confronti dei criminali che appiccano gli incendi. Più prevenzioni e controlli punendo piromani ed ecocriminali, e in questo la legge sugli ecoreati ha portato un importante contributo e introdotto tra i nuovi delitti ambientali nel codice penale anche quello di disastro ambientale che prevede fino a 15 anni di reclusione con aggravanti.
Sin dal 2008 l'ex corpo forestale dello Stato ha realizzato la mappatura dettagliata georiferita delle aree percorse dal fuoco, consentendo a tutte le amministrazioni pubbliche di poter accedere a questa banca dati, che è aggiornata entro il 31 dicembre di ciascun anno. Dopo l’assorbimento del Corpo Forestale delle Stato nell’Arma dei Carabinieri, con il Decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177 sono state assegnate le funzioni investigative e repressive dei reati di incendio boschivo e per la perimetrazione ufficiale delle aree percorse dal fuoco all’Arma dei Carabinieri, tramite il Comando Unità Tutela Forestale Ambientale e Agroalimentare (CUTFAA).
La gestione dell’emergenza incendi è stata segnata anche da ritardi a livello regionale e nazionale a partire dalle Regioni, infatti la regione Lazio ha approvato solo il 17 luglio scorso il Piano AIB (antincendi boschivi) 2017 e le relative modalità attuative. Nel giugno scorso ha invece definito e sottoscritto l’apposita convenzione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per lo svolgimento delle essenziali funzioni ad esso delegate.
Inoltre, è indispensabile un approccio inteso a privilegiare le attività di previsione e prevenzione,così come previsto dalla legge quadro, anziché la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi. È necessaria una lotta agli incendi boschivi da realizzare durante tutto l’anno, come prevede la legge, ancora oggi troppo spesso disattesa. La realizzazione dei viali parafuoco, la manutenzione della rete viaria di servizio e della sentieristica e la manutenzione dei boschi sono tutte attività fondamentali per rendere le aree verdi meno vulnerabili al passaggio del fuoco.
Resta un dovere civico denunciare e fornire notizie utili alle autorità competenti. Ringraziamo tutti coloro che in queste ore di emergenza sono impegnati sul fronte degli incendi con grande spirito di sacrificio, dedizione e capacità.