Migliaia di esami diagnostici e visite specialistiche rimaste arretrate e da smaltire, appuntamenti che non si riescono a prenotare, uffici sanitari senza istruzioni adeguate, casi di aggressione al personale. La situazione delle liste d'attesa si aggrava di ora in ora nel Lazio e soprattutto in provincia di Latina sono ormai fin troppo evidenti i disagi degli utenti.
E' l'analisi di Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità , politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare, che interviene con una nota.
"Analoghe difficoltà - scrive - si vivono per smaltire l'arretrato negli interventi. Dopo uscita dal lockdown si deve fare i conti con i danni collaterali del virus: per tre mesi gli ospedali stessi sono stati travolti dall'ondata e ridisegnati per far fronte all'emergenza, e molti malati di altre patologie, che certo non hanno smesso di colpire ai tempi del coronavirus, hanno sofferto le limitazioni imposte dalla situazione.
Non bastano le rassicurazioni, servono interventi concreti ed efficaci perchè il quadro rischia di diventare esplosivo. Ad oggi si può constatare una sostanziale disorganizzazione nella sanità locale e chi dovrebbe assumere iniziative appare latitante.
Quali sono gli strumenti messi in campo dall'Asl pontina per fronteggiare il problema delle liste d'attesa sempre più lunghe? Ci segnalano disagi veri da Latina a Formia, la direzione generale e quella sanitaria sono al corrente dell'impasse sulle visite e gli esami? E' stato elaborato un piano dall'Asl di Latina per recuperare le prestazioni arretrate?
Lo scenario già complesso prima dell'emergenza Covid è oggi ancor più drammatico. Aggiungo che andremo incontro ad un'inevitabile corsa contro il tempo, gli intervalli saranno necessariamente più lunghi tra una visita specialistica e l’altra per dar modo di sanificare le strutture ambulatoriali e gli strumenti utilizzati negli esami diagnostici.
Sarà fondamentale garantire nelle strutture sanitarie sia la sicurezza che il distanziamento. E questo comporterà la creazione di percorsi dedicati, avere orari flessibili per consentire l'accesso alle strutture e tutta una serie di accorgimenti indispensabili.
E pensare che proprio la fase appena successiva all'emergenza sarebbe dovuta coincidere con la ripresa a pieno regime delle attività ambulatoriali e delle prestazioni specialistiche. Ed invece la situazione è sempre più drammatica. Tutto è rimasto fermo e andrà ancora peggio se non si affronterà il problema alla radice, con un nuovo piano straordinario sulle liste d'attesa.
Da oltre un mese ho sollecitato l'amministrazione regionale sulla necessità che le attività ambulatoriali riprendessero il normale funzionamento. Occorre trovare con grande tempestività il modo per recuperare i mesi di sospensione e ripensare come organizzare al meglio la sanità pubblica e permettere alle persone di curarsi in sicurezza con tempi, mezzi e procedure adeguate.
L'emergenza Covid ha messo in evidenza i limiti della rete territoriale e dei servizi essenziali alla persona: mi chiedo, cosa si sta facendo per colmare queste lacune? C'è la consapevolezza che l'assistenza territoriale va potenziata per rispondere alle esigenze dei cittadini?
I principali problemi in questi mesi di pandemia hanno riguardato tanti malati cronici, che si sono ritrovati nell'impossibilità di eseguire le visite programmate e ancora attendono di conoscerne i tempi. Chi non si è ammalato di Covid rischia di aggravarsi per le sue stesse patologie. Ritengo che ciò sia indecoroso e ingiustificabile per un Paese civile. Non si può continuare a sottovalutare un'emergenza che riguarda decine di migliaia di utenti, che attendono risposte serie ed efficaci, non annunci e promesse".