Sono ben sei gli autovelox non funzionanti che si possono contare tra la provinciale Fondi-Sperlonga e la strada di Sant’Anastasia. Autovelox che sono stati installati tra grandi clamori e che hanno funzionato per un anno scarso. Il loro scopo, come logico, dovrebbe essere quello di mettere un freno ai guidatori che non rispettano i limiti di velocità e quindi punirli come giustamente meritano. Questo non accade nella periferia fondana. Che le macchinette della velocità non funzionano è ormai cosa risaputa alla stragrande maggioranza della popolazione e altrettanto alto è il numero di automobili che, non rischiando una multa o la perdita dei punti sulla patente, passano ad alta velocità davanti agli autovelox incuranti delle persone che potrebbero attraversare o di una scuola elementare che si trova lì vicino.

Ma come mai questi autovelox non funzionano? Dopo un annetto di lavoro e di fotografie scattate e dopo le prime contestazioni arrivate dagli automobilisti colpevoli, ci si è resi conto che le macchine per il controllo della velocità, non erano a norma di legge. Non potevano, dunque, continuare a fotografare. Insomma, fin qui sarebbe stato tutto giusto ma perché continuano a non funzionare dopo tutto questo tempo? Gli autovelox in questione sono letteralmente ricoperti di erba alta che cresce sul ciglio della strada senza che nessuno si degni di andare a ripulire il bordo della strada. Sono lì, senza nessuna utilità e senza che nessuno se ne occupi. Una volta visto il problema, normalmente, si dovrebbe lavorare per risolverlo, ma a Fondi non funziona così. Il problema c’è ma, invece di prendere provvedimenti e rendere le macchine legali, si preferisce fare orecchie da mercante e lasciare il tutto come si trova.

Quelle macchine per il controllo della velocità sono la rappresentazione dello spreco di denaro pubblico nella nostra città. Soldi tolti dalle tasche dei cittadini che potevano avere ben altro invece di autovelox non funzionanti come, ad esempio, strade decenti che non si frantumano dopo una nottata di pioggia. Insomma, la classica beffa che arriva sarcastica dopo il danno.