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Monte San Biagio, interventi in zona 'Obaco': la posizione de “Il Bene Comune”

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Nel consiglio comunale del 4 novembre scorso Pino Casale, rappresentante della lista “Il bene comune”, chiede chiarimenti in merito alle recenti discussioni e polemiche sul taglio di alberi nella località “Obaco”. Da una parte comitati, cittadini ed associazioni rivolgono preoccupate richieste all'amministrazione parlando di scempio e di possibile “desertificazione” della zona; dall'altra l'amministrazione giustifica la propria prerogativa di utilizzo delle risorse del bosco. Da quanto risulta, non esistono al momento progetti particolari da parte dell'amministrazione sulla zona Obaco, a parte il documento del Piano di Gestione e Assestamento Forestale (PGAF) che traccia delle linee guida.

"Voglio comunque esprimere in merito la mia opinione- afferma Casale- basata non solo su conoscenze personali ma anche su informazioni acquisite da esperti del settore. Ogni pianta ha un ciclo fatto di nascita, vita e morte ed ogni ecosistema raggiunge un proprio equilibrio facendo sopravvivere gli individui delle specie più forti. E' sbagliato sostenere, a prescindere, che si aiuta un bosco a vivere tagliando una parte degli alberi che lo popolano, perché i casi sono diversificati e bisogna ragionare per ogni singola situazione. E' infatti necessario collocare ogni bosco in un contesto climatico, geomorfologico ed idrogeologico. E' anche vero che l'Obaco è stato utilizzato per secoli, in maniera sostenibile, dai monticellani ed ora questo utilizzo è venuto meno, come in molti altri boschi italiani, facendo aumentare la superficie dei boschi, come confermato di recente dall'ISPRA. Occorre quindi chiarire che l'interesse dell'attuale amministrazione è sfruttare economicamente una risorsa ambientale che da sola troverebbe comunque un proprio equilibrio".

In un paese come Monte San Biagio, a corto di risorse economiche e particolarmente sofferente in questo periodo, i boschi possono rappresentare una risorsa, non solo per il fatto che forniscono legna ma anche perché potrebbero attrarre turismo e favorire attività ad esso collaterali. Con un intervento di ceduazione si creerebbero sicuramente un indotto lavorativo ed un ritorno economico legati alla vendita della legna. E' anche vero che la ripulitura dagli alberi già caduti o con un apparato radicale che sta per distaccarsi dal terreno aiuterebbe il sottobosco a non rimanere soffocato e rigenerarsi con maggiore rapidità.

Tuttavia, un intervento simultaneo di ceduazione su ampie estensioni, esporrebbe la zona ad alcuni effetti potenzialmente negativi, che vanno dall'aumento del rischio idrogeologico all'innesco di incendi. Entrambi tali fattori, come è evidente, in caso di calamità causerebbero un degrado dell'area se non addirittura la sua scomparsa.
"Nell'ultimo consiglio comunale, l'amministrazione si è detta disponibile ad un incontro pubblico- termina Casale- purché i partecipanti siano “accompagnati” da un esperto. Se il PGAF su cui l'amministrazione sta credendo è valido e se è nelle intenzioni degli amministratori intervenire anche nella zona Obaco, non dovrebbero avere paura di motivare la propria posizione davanti ai proprio concittadini, anche se non tutti esperti forestali o agronomi".

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